ANTO1920

La libertà attraverso la liberazione

 

 

 

 

 

 

 

 

Ph. Antonella Aresta

La storia

Icona e musa franco-britannica, Jane Birkin è stata trovata senza vita nella sua casa a Parigi. Aveva 76 anni. Ex compagna di Serge Gainsbourg (non si può dimenticare il loro duetto in Je t’aime, moi non plus), Birkin era diventata una figura così importante nella cultura popolare da dare il suo nome a una delle borse più celebri della moda, la Birkin di Hermès. «Quando si è così belle, così fresche, così spontanee, con una voce da bambina, non si ha il diritto di morire. Jane resta eterna nei nostri cuori», ha scritto Brigitte Bardot, sua amica e rivale.

Birkin può rappresentare un modello della rivoluzione sessuale in Europa? Quali esempi proponiamo? E, anzi, cosa intendiamo per rivoluzione sessuale?

La riflessione

Nel 1969, quando avevo dieci anni, l’attrice britannica Jane Birkin e il musicista francese Serge Gainsbourg, compagno sentimentale e professionale, incisero Je t’aime, moi non plus. L’ascolto divenne consapevole negli anni ’80, mentre i respiri ansimanti riecheggiavano ancora al primo posto nel juke-box: la fruizione musicale era agevole e alla portata di tutti/e anche senza l’mp3. Brigitte Bardot aveva rifiutato l’offerta, intuendo il possibile scandalo e preoccupata per la sua immagine associata a una canzone che simulava i gemiti di un rapporto sessuale. Il testo in italiano fu pubblicato sull’Osservatore Romano e il disco fu sequestrato in tutto il territorio nazionale. La diffusione fu automaticamente facilitata proprio dai divieti delle radio e del Vaticano.

Le riflessioni sono sempre parziali rispetto alla vita complessa dell’artista. Nelle canzoni, nelle diverse attività artistiche, Jane non mima, e non mima in tutta la sua vita, scegliendo di affondare nel piacere, nel successo, nella solitudine e nel dolore, di più, dopo la morte dell’ex compagno Doillon e di sua figlia Kate, suicida. Oltre il romantico richiamo alla natura di Woodstock, capiamo che la leggerezza è viaggiare nella nudità, con profondità di intenti, da “Blow up”, a “Daddy nostalgie”, da Sarajevo a Grozny. La leggerezza è cantare, ballare e recitare ed è schierarsi fra i duecento firmatari dell’appello contro il riscaldamento globale, è manifestare per la liberazione della leader birmana Aung San Suu Kyi, è testimoniare come ambasciatrice di Amnesty International, è affrontare l’ictus.

È per tutto questo che il genio di Hermès oggettivò in una borsa l’esperienza esistenziale di Jane: non è solo moda, è desiderio, de-sidera, e tutte avvertiamo la mancanza delle stelle; è utopia, u-topos, ci basta sperare per continuare a camminare.

Negli anni ’70, nella premessa a Sputiamo su Hegel, l’attivista e saggista Carla Lonzi scriveva: “Quando né rivoluzione, né filosofia, né arte, né religione godevano più della nostra incondizionata fiducia, abbiamo affrontato il punto centrale della nostra inferiorizzazione, quello sessuale”. Ancora oggi, nel territorio sessuale, la parola degli uomini ha credito e detta le condizioni. Il fantasma della prepotenza virile che giudica le donne in base alla loro condotta sessuale, continua a minacciare l’amore e la felicità. Certo, le vittime delle violenze sono più ascoltate, il riconoscimento della necessità del consenso restituisce la dignità e ferma la giustificazione della sopraffazione di un corpo sull’altro. Per molte donne, la presa di coscienza è da completare e quelle che registrano l’inadeguatezza maschile lo devono al femminismo più che alla rivoluzione sessuale.

Per quei film e quelle canzoni lo sguardo è di tenerezza: riavviando il nastro delle scelte personali e professionali di Birkin, rimane un modello umano di trasgressione ironica, intelligente e invincibile. La disubbidienza, lo strappo, il tradimento delle regole sociali e morali, la contestazione dell’ortodossia fanno parte della maturazione psichica. Per quanto mi riguarda, l’eccedenza, la provocazione e la rivoluzione simbolica hanno caratterizzato lungamente la mia esperienza, protetta dalla libera viandanza e da un costante lavoro di autocoscienza, in presenza degli ordini genitoriali sempiterni: sii seria e pensa alla famiglia!

A trent’anni o a settanta, la sessualità esprime il carattere e il fenomeno assieme, il sesso e il sentimento, il corpo e la coscienza, il godimento e il pensiero, la gioia e il dolore. Siamo in cammino e in salita rispetto a una visione aperta e liberante. Una parte della psicologia e della cultura arrancano e vogliono “curare” le esagerazioni, tendono a rimanere giudicanti, a normalizzare, tendono a indottrinare, a controllare i corpi per stigmatizzare e comandare le persone.

L’istinto e l’istinto sessuale sono stati legittimati da Freud nei primi del Novecento e ancora oggi rileviamo la necessità, non tanto di liberalizzare, quanto di ripensare, studiare, riconoscere in sè la sapienza dei costumi intimi. La sessualità diviene un disturbo quando sono assenti la conoscenza e la coscienza del comportamento trasgressivo, quando non governiamo noi stessi, quando veniamo sbranati dai risultati e dagli eventi che non abbiamo voluto e saputo prevedere, sepolti nell’istinto, ridotti come salme, senza conoscere la pensosità di quell’istinto. Senza il godimento della ragione, come i giocatori d’azzardo, ossessivi compulsivi, rimaniamo tristi e perdenti, a ripetere l’osceno, contrario non del pudore, ma della bellezza.

Riprendo un saggio fondamentale dello psicoanalista Luigi Zoja, Il declino del desiderio, edito nel 2022 da Einaudi. Ci ammaliamo se gli esseri umani sono ridotti a fenomeni commerciali, se siamo tutti/e ricattabili e se tutto ha un prezzo. La conoscenza della sessualità attraverso le immagini pornografiche di facile accesso non rende più felici le persone, ma ne favorisce l’allontanamento dalla realtà. Nell’immaginario illusorio, gli uomini potenti sono in erezione continua e le donne sono sottomesse e compiacenti verso l’imperatore. La comunicazione rimane solo virtuale, favorisce il rifiuto di sé e l’incoscienza rispetto al corpo e alla psiche.

Afferma Zoja: “… oggi, di fronte a tanta libertà conquistata, non si approfitta più della libertà, perché ogni cosa raggiunge la sua soglia di saturazione. Come anche il cibo che ci piace di più, oltre una certa quantità ci nausea, è plausibile che anche la sessualità abbia una soglia di saturazione.”

Nel film Daddy Nostalgie, con Dirk Bogarde e Jane Birkin, Daddy dice a Caroline che bisogna guardare la bellezza come se fosse l’ultima volta: forse, stiamo inseguendo una bellezza capace di reiterarsi come copia all’infinito. Invece, una e ultima, proprio la bellezza che ogni persona sa per se stessa, può bastare tutta la vita. Intuendo che anche la nostalgia può diventare un inganno.

Ringrazio il giornalista Luca Ciciriello perché, ogni volta, risceglie di condividere i pensieri che non ricercano conclusioni o certezze, ma avviano verso ulteriori domande.

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